Ziliani punge: "Marotta ha perso il pelo, ma non il vizio: non ha imparato la lezione"
Paolo Ziliani, giornalista, ha parlato del direttore sportivo Beppe Marotta in un post pubblicato sui suoi canali social.

Dopo la sua esperienza alla Juventus da direttore sportivo, Beppe Marotta si è trasferito all'Inter dove praticamente ha assunto la politica dei parametri zero, prendendo diversi giocatori in scadenza. Però, il DS nerazzurro è stato coinvolto in una spiacevole vicenda.
Lo ha raccontato Paolo Ziliani, giornalista, in un post pubblicato sui suoi canali social: "Una cosa che dopo Report (che ha fondato la sua inchiesta sulla fuffa della Fondazione Jdentità Bianconera) nessuno dice e invece va detta: Marotta con gli ultrà ha perso il pelo ma non il vizio". Poi aggiunge: "Sono un estimatore di 'Report'. Ma quando, a puntata da poco iniziata (parlo della puntata 'Il derby d’Italia' andata in onda lunedì), è comparso l’avvocato Michele Patrisso della Fondazione Jdentità Bianconera le cui dichiarazioni e i cui esposti, già finiti nel bidone dell’indifferenziata, avrebbero fatto da fil rouge all’intera narrazione (forse questa surreale entità farebbe meglio a interessarsi dei bilanci della Juventus, visto che la Consob ha appena bocciato come 'non conformi' anche i bilanci stilati dal nuovo management, in tutto simili a quelli farlocchi della tragicomica era-Agnelli), quando ho capito che la Fondazione Jdentità Bianconera costituiva la pietra fondante dell’inchiesta di 'Report', dicevo, almeno per quanto riguardava la parte dedicata ai bilanci dell’Inter, la tentazione di fare zapping, se non proprio di spegnere il televisore, è stata forte".
Ha, inoltre, evidenziato: "Ebbene, poiché su questo tema la Fondazione Jdentità Bianconera non mette becco, ho continuato a seguire il programma. E poiché a svelare il sottobosco di questo mondo di mezzo sono gli inquirenti, l’immagine che ne esce, messa a fuoco dopo intercettazioni ambientali, interrogatori, retate, daspo e arresti, è sconfortante: sconfortante per i due club, sconfortante per i tesserati a vario titolo coinvolti e soprattutto per il più in vista di tutti, il presidente dell’Inter Beppe Marotta. Che qualche anno fa, nelle vesti di direttore generale della Juventus, venne pesantemente coinvolto - chiamato in causa dall’allora suo presidente Andrea Agnelli, che a sua volta aveva la necessità di pararsi il deretano - nell’Inchiesta Alto Piemonte che scoperchiò il pentolone sui rapporti strettissimi tra Juventus e Ndrangheta cui la società aveva praticamente appaltato il controllo della Curva all’Allianz Stadium".
"Ebbene, sono passati otto anni ma a Marotta la spiacevole e compromettente esperienza sembra non essere servita. Questa volta nelle vesti di presidente dell’Inter lo ritroviamo infatti succube, per non dire schiavo delle vecchie e malate dinamiche: timoroso del potere ricattatorio degli ultrà al punto da prendere le distanze dal dirigente dell'Inter addetto ai rapporti con la tifoseria, Massimiliano Silva, che non volendo piegarsi ai ricatti del leader della Curva Andrea Beretta - oggi in carcere per l’omicidio di Antonio Bellocco e diventato pentito e collaboratore di giustizia - che lo aveva minacciato, era andato alla Digos a sporgere denuncia: 'Accettiamo la denuncia, ma deve farla su carta intestata della società', gli aveva risposto la Digos. Così Massimiliano Silva era tornato in società dove però Marotta, informato della cosa, lo aveva raggiunto e gli aveva detto: 'Guardi, se lei vuole fare la denuncia la fa a nome suo, non della società'.
"Che mi sembra una frase, anzi un comportamento indegno non solo di un alto dirigente, ma di un essere umano. Così come Agnelli ai tempi della Juve aveva scaricato Marotta indicandolo come il solo responsabile dei rapporti con la tifoseria ultrà, così adesso Marotta scaricava il suo sottoposto Massimiliano Silva che aveva la colpa - perché ai suoi occhi questa è una colpa - di ribellarsi ai ricatti degli ultrà delinquenti che volevano estorcere al club sempre più biglietti".





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